A meno che non siete di Loreto o dintorni, vi sfidiamo a rispondere a questa domanda: sapete cosa sono i Fuochi della Venuta? Vi diamo un aiutino: si tratta di una tradizione antichissima, o meglio di qualcosa dal sapore profondamente religioso. Un altro aiutino? Invece di fuochi potete aver sentito parlare di “focheracci”, “faoni”, “fogarò”, o “foghère”, oppure “faori” (favori), che sembra rievocare l’aiuto di Dio sui suoi fedeli. Vi abbiamo incuriosito? Allora leggetevi questo post blog, che vi svelerà un pezzo importante del “cuore mariano della cristianità” (Giovanni Paolo II).
Cos’è la Festa della Venuta
La Festa della Venuta della Santa Casa, il 9 dicembre, rappresenta un’importante ricorrenza per Loreto che si veste a festa soprattutto nella Piazza della Madonna. Si tratta di una rievocazione storica che celebra il trasporto nella città mariana della Santa Casa; nelle campagne intorno alla città mariana si accendono fuochi e falò e tutte le campane delle parrocchie suonano a festa, mentre in Piazza della Madonna si tiene la veglia di preghiera. Il momento culminante è alle 3 di notte, l’ora in cui si riteneva che le tre pareti fossero approdate nel punto in cui ancora si trovano.
Ancora oggi la tradizione religiosa dei Fuochi della Venuta, perpetrata anche nei comuni lungo la Via Lauretana, viene accompagnata dai bagliori diffusi nella campagne che contribuiscono a creare atmosfera mistica, coinvolgendo intere famiglie.
E’ infatti usanza comune mettere fuori dalle finestre lumi accesi per indicare simbolicamente la strada degli angeli trasportatori, mentre nei “fogarò” o “fogaroni” gli uomini accendono ancora oggi fuochi pirotecnici, con le donne intente ad offrire ai presenti vino e carne alla griglia, recitando il Santo Rosario e cantando le litanie lauretane.
Quando le fiamme – accese alla mezzanotte – si spengono, l’usanza vuole che i giovani le saltassero per purificarsi, ballando poi tutto intorno fino allo spegnimento naturale. Il ‘tizzo’ raccolto da quei bracieri era considerato un potente talismano, capace di annullare le azioni malefiche delle streghe.
Tra tradizione, leggenda e… sacre scritture
Nella storia del Cristianesimo si narra che gli abitanti di Loreto, per un’enorme gratitudine verso Dio, cominciarono ad accendere i fuochi d’allegrezza per illuminare la notte tra il 9 e il 10 dicembre, proprio perché in quella notte, nel 1294, il luogo sacro dove la Madonna nacque, visse e ricevette l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, fu trasportato da Nazareth alle Marche (prima a Posatora di Ancona, poi nella selva della signora Loreta e sul campo di due fratelli, e infine sulla pubblica via che attraversava la sommità del Monte Prodo, il colle lauretano, dove si trova tutt’ora).
Questi fuochi, a partire dal 1617, accesero le campagne della zona, proprio con l’intento di guidare, con la luce dei falò, il cammino e l’attesa della “Venuta”, ovvero dell’arrivo della Santa Casa di Nazaret, ed oggi viene riproposto in molte comunità delle Marche.
Secondo gli storici, invece, la casa di Maria venne portata a Loreto su iniziativa della nobile famiglia Angeli, ma per certo la veridicità della casa è stata attestata negli anni da numerose prove storiche e archeologiche che hanno confermato la loro origine palestinese risalente ai tempi di Gesù.
La Traslazione della Santa Casa di Loreto
La Traslazione della Santa Casa si festeggia il 10 dicembre, ma la notte prima la città è in veglia proprio per la Venuta, ovvero il momento in cui la Traslazione miracolosa, avvenuta per mano angelica, ha fatto sì che le tre pareti integre della Santa Casa di Nazareth (dove visse Gesù e la sua famiglia) arrivassero sul colle lauretano. I fatti risalgono al 1296, anche se il misterioso viaggio della Santa Casa iniziò già nel 1291, contemplando in totale ben cinque traslazioni, di cui una a Tersatto (in Croazia) e le altre tra Ancona e Recanati.
La casa, trasportata da bellissimi angeli, si posò su un colle coperto da un bel bosco di lauri. Intorno alla casa di Nazareth sorse una cittadina denominata, dalla vegetazione presente, Loreto. Una tradizione popolare narra che i pini posti lungo i margini della strada adriatica, da Civitanova a Loreto, si siano chinati al passaggio della Casa e siano rimasti così, riverenti verso la Santa Casa.
Per capire il perché della Traslazione bisogna aggiungere che a Nazareth, sempre secondo la tradizione, l’abitazione era in qualche modo protetta dalla costruzione di una chiesa, ma i venti di guerra e i Saraceni abbatterono l’edificio religioso e si preparavano a distruggere l’abitazione di Maria.
Fu allora che alcuni angeli la sollevarono e la portarono in Croazia (12 maggio 1291) per poi spostarla nuovamente presso Recanati, in un bosco infestato da pericolosi briganti (2 dicembre 1294). Da lì arrivò al possedimento dei fratelli Antici, che però non seppero rendersi degni della grazia ricevuta, tant’è che si impossessavano delle offerte dei pellegrini e litigavano tra loro per dividersele.
A questo punto gli angeli realizzarono l’ultima Traslazione, e a sua protezione venne eretto un forte muro, detto dei recanatesi, per difendere la costruzione dalle intemperie e dal degrado del suolo. Oggi una splendida e maestosa basilica ospita al suo interno la Santa Casa: tutto intorno alle mura originali è presente un lastricato contraddistinto da un “solco”, scavato naturalmente dalle centinaia di migliaia di pellegrini che lì si inginocchiano per pregare.
La preghiera, le lodi e l’atmosfera festosa quanto devota caratterizzano ancora oggi la Festa e i Fuochi della Venuta.